Lucio Battisti: Storico duetto con Mina

 
 
 
 
LA STAMPA.IT
Domenica 23 aprile 1972, Secondo canale (superfluo dire: della Rai. C’era solo lei). Dal Teatro delle Vittorie in Roma sta andando in onda Teatro 10. La trasmissione è in bianco e nero, anzi soprattutto nel bianco che più bianco non si può tipico delle piccole scenografie dei grandi show di Antonello Falqui.

Alle 21,47, scatta l’ora di un evento eccezionale nella storia della televisione italiana, quindi della società italiana: per la prima, unica e ultima volta cantano insieme Mina e Lucio Battisti. I due giganti del pop italiano, i due artisti più geniali e irregolari della patria canzone, i due colossi che scelsero di sparire dalla scena dopo averla occupata fino alla massima capienza grazie a una combinazione irripetibile di genio, carisma e mistero, insieme sullo stesso palcoscenico. Il grande cantautore e una delle sue interpreti preferite. È storia forse minima, ma è certamente storia.

L’evento dura otto minuti e 20 secondi. Per ricostruirlo nei minimi dettagli, fra antefatti, retroscena, aneddoti e testimonianze, il giornalista Enrico Casarini ha impegnato diversi anni di lavoro e le 368 pagine di un libro godibile e profondo, Insieme Mina Battisti (sottotitolo: «1972: Il duetto a Teatro 10 e la fine del sogno italiano», Coniglio editore, 14,50 euro). Dentro c’è, ovviamente, di tutto e di più, anche perché pur sempre di Rai si parla. A cominciare dalla descrizione del programma, uno dei black&white più scintillanti e rigorosi del leggendario Falqui, e qui per definire uno stile basta davvero la parola.

Era un classico «sabato sera», ma spostato alla domenica per lasciare la vigilia del dì di festa al Pinocchio di Comencini, che i bambini lo potessero vedere anche se arrivava dopo Carosello. Introdotti dal gran cerimoniere Alberto Lupo, a Teatro 10 sfilavano i nomi più «pesanti» dello showbiz internazionale, incorniciati dalla voce di madama Mazzini, che cantava da sola, duettava con un ospite e poi mandava tutti a nanna con Parole parole parole. Qualità garantita, com’era la regola dell’allora deprecata e oggi rimpianta tivù bernabeiana: quella sera, per dire, finirono in bocca al Lupo Johnny Hallyday (che, a giudicare della descrizione, era già più o meno come adesso), Enrico Montesano (come rimpiazzo di Pino Caruso), le sorelle Kessler (per un annunciato «spogliarello» che, in cinque minuti, mostrò meno epidermide di cinque secondi di un qualsiasi Grande Fratello) e addirittura il grande violinista classico Salvatore Accardo, dato che la tivù democristiana era anche dolcemente educativa come una vecchia maestra montessoriana. E poi, naturalmente, i due mostri non ancora sacri, Mina & Lucio.

Molti aneddoti sono gustosi e danno il senso degli anni passati. Per esempio, l’Ufficio stampa della Rai non si faceva problemi a definire nelle sue veline «ballerina negra» una ballerina che oggi sarebbe solo nera. Poi c’è la band di Battisti che scende da Milano a Roma in wagon-lit, perché il volo costa troppo. Arrivano ovviamente cotti e le prime prove non vanno bene. Sbuca Adriano Celentano che passa di lì, sente il disastro e dice: «Oh, se vi serve qualcuno io sono qui». E nel monologhino d’apertura Lupo faceva già delle ironie sulla difficoltà di trovare gli idraulici: nel ‘72!

Però questo libro non è solo un «come eravamo» - che poi sottintende sempre: «migliori» - né un’elegia su quella tivù sì bella e perduta - che pure sarebbe la dimostrazione che i luoghi comuni sono spesso anche veri (lo spiegò, anni dopo, proprio Mina: oggi «c’è troppa offerta. Troppi canali, ore da riempire. La tv in bianco e nero era certamente meglio, per carità. Ma c’erano solo due canali: imponeva una certa selezione. Tutto lì».)

Questo libro è anche il racconto di una svolta, anzi di molte svolte. Intanto per i magnifici due: entrambi, Battisti di colpo, Mina con un addio prolungato, presto decideranno di sparire, di giocare a nascondino con il pubblico, di sottolineare con l’assenza la loro perdurante presenza. Poi la svolta per una televisione che, davvero, iniziò a morire nel momento del suo massimo splendore. Erano gli ultimi grandi momenti di quella Rai educativa e educata, moralista e ben fatta. Iniziò a cambiare proprio con il Pinocchio: girato a colori (anche se trasmesso in bianco e nero perché così erano gli schermi italiani per i noti ritardi tecnologici e le fobie moralistiche di La Malfa senior), pensato «per tutti», bambini compresi, e incentrato su un libro da tutti conosciuto, mentre prima lo sceneggiatone tivù spezzava al popolo il pane della grande letteratura altrimenti inabbordabile: da Delitto e castigo in giù.

Ma, soprattutto, erano gli ultimi anni di una certa Italia. Fuori dal Teatro delle Vittorie, le parole parole parole iniziavano a diventare pesanti come pietre. Crisi economica, crisi politica (le prime elezioni anticipate della storia repubblicana), i primi raid delle Brigate Rosse il delitto Calabresi, la strage di Peteano. E allora anche un duetto in bianco e nero colorato dalle due voci più straordinarie della nostra canzone diventa la colonna sonora di una piccola, borghese, italianissima Età dell’innocenza.

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Artikel Lucio Battisti: Storico duetto con Mina ini dipublish oleh Kunο pada hari venerdì 8 giugno 2012. Semoga artikel ini dapat bermanfaat.Terimakasih atas kunjungan Anda silahkan tinggalkan komentar.sudah ada 0 komentar: di postingan Lucio Battisti: Storico duetto con Mina
 

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